Santu Jacu

Monte Ortobene – Chiese e luoghi di culto

Premessa

Le costruzioni e i ruderi religiosi nei pressi del Monte Ortobene (Nuoro), spesso presentano una mancanza di documentazione approfondita, pertanto le descrizioni e le ipotesi presenti nell’articolo si basano su osservazioni in loco, ritrovamenti, testimonianze, materiale d’archivio raccolto dall’associazione nel corso degli anni e le poche documentazioni disponibili. 

In attesa di nuovi adeguati studi approfonditi e aggiornamenti, forniamo una breve serie di descrizioni realizzate con le informazioni in nostro possesso.

Santu Jacu

Nel versante nord-occidentale del Monte Ortobene, subito dopo la località di Valverde (Gojne), è presente una suggestiva costruzione in rovina, si tratta dei i ruderi della piccola chiesa campestre di Santu Jacu.

Dal “Dizionario Geografico di S.M. Re di Sardegna” del Casalis, pubblicato a Torino nel 1833, sappiamo che il piccolo santuario faceva parte di un complesso di edifici religiosi:

“[…] Dopo queste erano altre chiese silvestri, s. Michele nel prato bovinale a ponente, s. Angelo e s. Barbara ad austro, s. Giacomo, s. Teodoro, e la N. D. d’Istria a levante” (Tratto dalla pubblicazione del Casalis)

Gli edifici religiosi ubicati nei pressi dell’Ortobene probabilmente comprendevano Sa Itria, Santu Jacu, Santu Tomeu, Santu Tederu e Santu Gabinzu, ormai quasi tutti scomparsi.

Per via della mancanza di scavi e documentazione, le origini di Santu Jacu sono incerte, anche se si presume che la sua costruzione possa essere associata alle origini delle altre chiese campestri come Sa Itria.

Grazie al documento del Casalis sappiamo però che le chiesette, compresa Santu Jacu, vennero sconsacrate nel periodo compreso tra il 1780 e il 1786 quando allora presiedeva Monsigor Antioco Serra Urru, vescovo della diocesi di Galtelli-Nuoro. Non si sa esattamente il motivo del sconsacramento, anche se alcune storie fanno riferimento al fatto che i santuari erano divenuti punto di ritrovo di banditi

Architettura e condizioni della struttura

Il santuario è attualmente in uno stato di completo abbandono e degrado, la natura ha preso il sopravvento sull’edificio compromettendolo integralmente. Le due pareti rimanenti sono particolarmente esposte al rischio di crollo a causa della pressione esercitata dalla vegetazione circostante, costituita principalmente da lecci e pini, ma anche da tante altre piante che hanno invaso le basi e le pareti della costruzione.

L’edificio, situato all’interno della fitta boscaglia, presenta una pianta rettangolare con una sola navata. L’ingresso principale, oramai quasi irriconoscibile, è comunque ancora individuabile grazie alla base di ciò che un tempo doveva essere l’imponente arco di ingresso, oramai del tutto crollato. Le murature, costituite da massi di granito provenienti dalla zona circostante, sono interrotte da intercalari di tegole, fango o argilla. La finitura in calce bianca risulta evidente solo nelle zone meglio conservate e più protette della muratura. Di fronte all’accesso principale si trova un modesto pronao, mentre sulla parete destra spicca un grande contrafforte, anche se in parte crollato.

All’interno della struttura architettonica, precisamente sulla parete di destra, è possibile notare una mensola costituita da un massiccio blocco di granito accuratamente incastonato nel muro. La particolare disposizione della mensola e della nicchia sottostante ha suscitato molteplici ipotesi riguardo alla loro funzione. In particolare, sembra plausibile supporre che la mensola non abbia avuto una funzione strutturale, ma probabilmente di sostegno per una scultura o un oggetto di pregio, tuttavia, non è possibile stabilirlo con certezza. Riguardo alla nicchia, invece, si tratta di un elemento di difficile interpretazione poiché potrebbe essere il risultato di un crollo avvenuto in epoche successive alla costruzione dell’edificio o un elemento architettonico originale dalla funzione ancora sconosciuta.

Per quanto riguarda l’edificio in esame, occorre notare che la sua struttura architettonica presenta una peculiarità di rilievo: la mancanza di un’abside, ovvero quella particolare struttura a forma di semicerchio presente nella zona del presbiterio di molti edifici sacri. In questo caso, l’assenza dell’abside è da attribuire alla presenza di una parte di arco che costituiva la parete posteriore dell’edificio, ma che probabilmente è stata chiusa con pietre murarie in un secondo momento. Altra ipotesi è quella che la struttura sia stata completamente compromessa e invasa dai detriti e dalla vegetazione.

Nonostante la sua attuale condizione di abbandono, la chiesa di Santu Jacu è un importante monumento storico che testimonia l’antica tradizione religiosa della zona, e rappresenta un patrimonio culturale che meriterebbe di essere preservato per le generazioni future.

4.2/5

Galleria immagini

www.orthobenessere.com

Tutti i diritti sono riservati  ©OrthobenEssere

Tutti i diritti sono riservati  ©OrthobenEssere