Il Corbezzolo (Arbutus unedo)

Il Corbezzolo (Arbutus unedo L., 1753), detto anche albatro, è un cespuglio o un piccolo albero appartenente alla famiglia delle Ericaceae, diffuso nei paesi del Mediterraneo occidentale e nelle coste meridionali d’Irlanda. L’origine del nome generico, dovuto probabilmente al sapore aspro del frutto e delle foglie, ha radici antiche da ricercarsi nel celtico ‘ar’ = aspro e ‘butus’ = cespuglio. Inoltre l’origine del nome specifico “unedo” deriva da Plinio il vecchio che, in contrasto con l’apprezzamento che in genere riscuote il sapore del frutto, sostenenva che esso fosse insipido e che quindi dopo averne mangiato uno (‘un’=uno e ‘edo’= mangio) non ne veniva voglia di mangiarne più.

Dal nome greco del corbezzolo (κόμαρος – pron. kòmaros) derivano molti nomi dialettali della pianta (Marche, Calabria, Campania), e anche il nome del Monte Cònero, promontorio sulle cui pendici settentrionali sorge la città di Ancona, e la cui vegetazione è appunto ricca di piante di corbezzolo.

I frutti maturano nell’anno successivo rispetto alla fioritura che dà loro origine, in autunno. La pianta si trova quindi a ospitare contemporaneamente fiori e frutti maturi, cosa che la rende particolarmente ornamentale, per la presenza sull’albero di tre vivaci colori: il rosso dei frutti, il bianco dei fiori e il verde delle foglie.

Nel Risorgimento il corbezzolo, proprio a causa dei colori che assume in autunno, uguali a quelli della bandiera italiana, era considerato un simbolo del tricolore
Il poeta Giovanni Pascoli dedicò al corbezzolo una poesia. In essa si fa riferimento al passo dell’Eneide in cui Pallante, ucciso da Turno, era stato adagiato su rami di corbezzolo; il poeta vide nei colori di questa pianta una prefigurazione della bandiera nazionale e considerò Pallante il primo martire della causa nazionale. Recita l’ode di Pascoli:

O verde albero italico, il tuo maggio
è nella bruma: s’anche tutto muora,
tu il giovanile gonfalon selvaggio
spieghi alla bora

 

 

Descrizione

Portamento
Si presenta come arbusto sempreverde molto ramificato, con rami giovani di colore rossastro. Può raggiungere un’altezza compresa tra 1 e 8 metri.

Foglie
Le foglie hanno le caratteristiche tipiche delle piante sclerofille. Hanno forma ovale lanceolata, sono larghe 2-4 centimetri e lunghe 10-12 centimetri, hanno margine dentellato. Si trovano addensate all’apice dei rami e dotate di un picciolo corto. La lamina è coriacea e si presenta lucida e di colore verde-scuro superiormente, mentre inferiormente è più chiara.

Fiori
I fiori, sono riuniti in pannocchie pendule che ne contengono tra 15 e 20. La corolla è di colore bianco-giallastro o rosea, urceolata e con 5 piccoli denti ripiegati verso l’esterno larghi 5-8 millimetri e lunghi 6-10 millimetri. Le antere sono di colore rosso scuro intenso con due cornetti gialli. La fioritura avviene in ottobre-novembre. Sono ricchi di nettare, e per questo motivo intensamente visitati dalle api, se il clima non è già diventato troppo freddo. Dai fiori di corbezzolo si ricava dunque l’ultimo miele della stagione, pregiato per il suo sapore particolare, amarognolo e aromatico. Questo miele è prezioso anche perché non sempre le api sono ancora attive al momento della fioritura, e dunque non in tutti gli anni è possibile produrlo.

 

Frutti
Il frutto è una bacca sferica di circa 2 centimetri, carnosa e rossa a maturità, ricoperta di tubercoli abbastanza rigidi spessi qualche millimetro; i frutti maturi, di buon sapore,

 

Distribuzione e habitat
È una tipica essenza della macchia mediterranea, vegetando tra altri cespugli e nei boschi di leccio. Predilige terreni silicei e vegeta ad altitudini comprese tra 0 e 800 metri.

 

Usi
Va detto che le foglie ricche di principi attivi quali tannini e arbutoside hanno azione antisettica, astringente e diuretica.

* I frutti sono eduli, hanno un buon sapore e si possono consumare direttamente, conservarli sotto spirito, utilizzarli per preparare marmellate e liquori, o anche fatti fermentare per produrre bevande alcoliche, specialmente nelle Marche e in Corsica. Nelle Marche, e specificamente nella zona del promontorio di Monte Conero, una secolare tradizione voleva che gli abitanti della zona accorressero nel giorno dei santi Simone e Giuda (28 ottobre) nelle selve per cibarsi abbondantemente dei frutti del corbezzolo incoronandosi dei rami della pianta, perpetuando così un rito bacchico rivisitato in chiave cristiana. Oggigiorno la festa del corbezzolo non è più celebrata ufficialmente, ma gli abitanti della zona del Conero amano ancora recarsi nei boschi del promontorio per raccogliere i corbezzoli durante le belle giornate autunnali.
* È stato già citato, nel paragrafo riguardante i fiori, il pregiato miele di corbezzolo.
* La pianta viene utilizzata a scopo ornamentale in parchi e giardini per il colore rosso intenso dei propri frutti presenti sulla pianta contemporaneamente ai bei grappoli di fiori bianchi ed anche per il denso e lucido fogliame.
* In passato le foglie del corbezzolo, essendo ricche di tannini, venivano utilizzate per la concia delle pelli. Preparate in decotto hanno caratteristiche diuretiche e astringenti.
* I frutti hanno effetto antidiarroico. Essi contengono però un alcaloide che può causare, in persone particolarmente sensibili a esso, inconvenienti di solito non gravi. Forse per questo motivo il nome latino ne consiglia un uso moderato, se è vero che tale nome deriva dalla contrazione di unum edo, ossia ne mangio uno solo.

Curiosità
Un ramo di corbezzolo con due frutti è rappresentato nello stemma della Provincia di Ancona, ad indicare la particolarità geografica maggiore della zona: la presenza del promontorio del Conero il cui nome, come già ricordato, deriva dal termine greco che indicava la pianta del corbezzolo. La città di Madrid ha come simbolo un’orsa poggiata su di un albero di corbezzolo.