La lettera invito del Vescovo di Nuoro ai fedeli

Solo Roma è maestra di civiltà, scienza e verità!”. Una lettera pastorale (antiecumenica) di Mons. Demartis, Vescovo di Nuoro | Radio Spada

Il Vescovo di Nuoro, Mons. Salvator A. Maria Demartis, faceva seguito alla circolare del Comitato locale, inviando il 10 gennaio 1900, la seguente Lettera ai fedeli della propria Diocesi: L’anno che chiude il secolo XIX può dirsi anche per la nostra Diocesi anno eccezionale, anno dei ricordi, anno in cui la fede di questo amato Popolo e dell’intera regione sarda tramanda ai posteri un ricordo sincero dell’amore al suo Dio umanato, al Re dei secoli, a Cristo Redentore.
Il Monumento che, con vero slancio di fede, verrà innalzato nella scoscesa vetta del monte Ortobene, a cura di un eletto Comitato che accoglie- vane la proposta di quello centrale in Roma, ha già quasi concretizzato l’idea e, con Nostro vivo piacere e di quanti contribuirono e contribuiscono colle loro offerte, possiamo ormai annunziarvelo come un’opera già compiuta.
La Statua del Divin Redentore, modellata da insigne artista, sorgerà su quella roccia granitica, dalla quale proteggerà e benedirà la Terra nuorese non solo, ma l’Isola intera, cui il sacro Monumento, inspirando i popoli ad ideali più sublimi, sarà dedicato in un giorno non lontano.
A chi potremo affidar meglio le nostre sorti se non al Figlio di Dio onde nella sua onnipotenza sia di sollievo all’Isola, che da tempo giace immersa in dolori, miserie e sciagure inenarrabili?
Non è quindi un pezzo di bronzo o di altra qualsiasi insignificante materia che la fede cristiana porge ad un popolo accasciato nelle tribolazioni ma l’emblema della divinità nella persona del Figliolo Unigenito di Dio, al quale dovrà rivolgersi l’animo turbato e troverà conforto e salute.
Affinchè nella nostra Diocesi l’omaggio solenne a Gesù Cristo ed al Suo Augusto Vicario abbia il suo pieno sviluppo e imprima al secolo che muore l’oblio di un triste passato, con segni e con dubbi di un’era migliore pel nuovo che spunta, si prescrive quanto segue:
1)    In ogni Parrocchia si raccoglierà l’obolo da umiliarsi al S. Padre all’epoca del provvedimento, fidenti che l’offerta sarà gradita, quantunque prevediamo sia tenue la somma, stante le condizioni eccezionali in cui versa la Diocesi e l’Isola stessa.
2)    Onde tutti partecipino almeno in ispirito alla inaugurazione del Monumento a Gesù Redentore, ricordo isolano, la sera del 16 giugno 1901 si suoneranno a festa tutte le campane.
Il giorno successivo, il 17 giugno (nota1), come stabilito, per tale avvenimento, con tutte quelle funzioni credute più opportune, chiudendo col Canto del Te Deum e benedizione del SS. Sacramento».

(nota1) Per decisione unanime del Comitato l’inaugurazione ufficiale del Monumento subì un rinvio. Motivo il grave lutto che aveva colpito lo scultore per l’improvvisa scomparsa della moglie, Luisa Jerace nata Contessa Pompeati, avvenuta a Napoli il 28 aprile 1901. Il dolore dello scultore fu grande. A suo ricordo incise sulla palma della mano aperta del Redentore: «A Luisa Jerace, morta mentre il suo Vicenzo la scolpiva».

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