L'aquila reale (Aquila chrysaetos)
L’aquila reale (Aquila chrysaetos, Linnaeus 1758) è un uccello appartenente alla famiglia degli Accipitridi. Essendo la specie più comune, è diventato il rapace per antonomasia e finisce per essere chiamata molto spesso semplicemente aquila.
Descrizione
Ha una lunghezza di 74 – 87 cm; la coda misura dai 26 ai 33 cm, con un’apertura alare di 203-240 cm.
Il suo peso varia dai 2,9 kg, ai 6,6 kg; la femmina è del 20% circa più grande del maschio.
Le sue parti superiori sono di color bruno castano, con penne e piume copritrici più pallide, le parti inferiori sono di color castano scuro, la testa invece è di color castano dorato. A questa caratteristica si riferisce il secondo nome “chrysaetos”,che in greco vuol dire “aquila d’oro”.
Il colorito varia a seconda dell’età e l’abito adulto viene completato a 5 anni di vita. Il giovane appena involato possiede un piumaggio bruno nerastro con evidenti macchie bianche a semiluna al centro delle ali e coda bianca bordata di nero; la livrea dell’adulto è bruna con spalle e nuca dorate (da cui il nome inglese “Golden Eagle”, Aquila dorata). Il pulcino è ricoperto da un fitto piumino biancastro.
In volo ha ali sollevate e spinte leggermente in avanti. L’Aquila reale è uno dei più potenti uccelli rapaci del mondo; la robusta struttura le consente di attaccare con successo prede spesso più pesanti di lei e nonostante la mole imponente possiede un volo assai agile.
Il piede ha le caratteristiche tipiche dei rapaci che si nutrono di mammiferi, con dita brevi e grandi artigli in grado di ferire le prede.
Il forte becco le consente non solo di uccidere animali di taglia medio-piccola, ma anche di aprire carcasse di grandi animali già morti.
Simbologia
L’aquila reale riveste un ruolo molto importante nella storia della simbologia europea. Per i greci era un simbolo di Zeus, colui che ne rispecchiava i valori fondamentali. Il fatto che simboleggiasse il padre degli dei fece sì che i romani la scegliessero come emblema fin dai tempi della repubblica. Con la divisione dell’Impero in due parti decretata dall’imperatore romano Teodosio per i suoi figli, Arcadio che ebbe l’Oriente e Onorio l’Occidente, l’aquila romana da quel momento fu raffigurata unico corpo (impero romano) a due teste (oriente e occidente), come anche ora si può vedere in stemmi che si rifanno all’impero romano. L’aquila verrà poi spesso ripresa da tutte le nazioni che vorranno emulare l’immagine di Roma e questo comportò quindi che essa venisse utilizzata da Carlo Magno, Napoleone, gli stati dell’Europa dell’est, Hitler, Mussolini e infine dagli USA.
La valorizzazione dell’aquila venne portata avanti in seguito dalla Chiesa cattolica, che prese a sua volta spunto dal fatto che essa è simbolo di spiritualità (l’aquila è simbolo dell’evangelista Giovanni il più spirituale dei quattro). Dante la riporta nel sesto canto del paradiso e ne innalza i valori. La sua strumentalizzazione nel corso della storia l’ha portata paradossalmente ad essere vista da alcuni come un’immagine negativa, in quanto utilizzata come simbolo dagli stati totalitari che devastarono l’Europa nel Novecento.
Oggi, tuttavia, è usata comunque in molte aziende, società e paesi come simbolo di fierezza, nobiltà, divinità e orgoglio (oltre ad essere usata dagli allevatori per cacciar le volpi quando si avvicinano ai pollai) È inoltre simbolo dell’Arma Aeronautica Militare Italiana e di molti altri paesi. Ultimo tra gli stati in cui l’aquila compare nella bandiera nazionale è il Kazakistan, mentre l’Albania è detta appunto “Paese delle Aquile” e ne ha una stilizzata sulla bandiera. È inoltre il simbolo della società sportiva romana S.S. Lazio, anche se a rigor di logica quella rappresentata sullo stemma della squadra biancoceleste dovrebbe essere non un’aquila reale ma la più rara, in Italia, aquila imperiale .
Distribuzione
Un tempo l’aquila reale viveva nelle zone temperate dell’Europa, nella parte nord dell’Asia, nel nord America, Nordafrica e Giappone. In molte di queste regioni l’aquila è oggi presente solamente sui rilievi montuosi, ma nei secoli precedenti nidificava anche nelle pianure e nelle foreste. È assente in Islanda e Irlanda dove è in corso un tentativo di ripopolamento con 35 uccelli rilasciati dal 2001. In Italia è presente sulla dorsale appenninica e sull’arco alpino, in rilievi della Sardegna e della Sicilia. Il limite nord dell’areale dell’aquila sono le Isole Svalbard (81°N)
Sottospecie
* A. c. chrysaetos – sottospecie tipo, vive in tutta Europa esclusa la Penisola iberica e in Siberia, misura 82-84 cm, è quella che è presente negli zoo.
* A. c. canadensis – sottospecie poco più piccola della precedente, vive in Nord America ma talvolta si sposta anche in Messico, si distingue per la coda più scura e gli artigli più affilati
* A. c. homeryi – diffusa in Penisola Iberica, Africa e Medio oriente, è la sottospecie più piccola. Per il resto è simile alla sottospecie tipo, a parte il capo più chiaro.
* A. c. japonica – sottospecie più rara e in pericolo di estinzione, è limitata a Corea e Giappone ed è estinta in Manciuria. Lunga 80-85 cm, è la più adattata al clima freddo.
* A. c. daphanea – presente dall’Asia centrale ex sovietica (Uzbekistan e paesi vicini), a est fino alla Manciuria e a sud fino all’Himalaya indiana, raggiunge anche 90 cm di lunghezza e 7 kg di peso.
* A. c. kamtschatica – questa sottospecie è poco più piccola della precedente ed è diffusa dai Monti Altai alla Kamčatka
Ecologia
Frequenta una vasta gamma di ambienti aperti o semi-alberati e la sua plasticità dal punto di vista delle esigenze ecologiche le ha consentito di colonizzare un ampio areale sia in Eurasia, sia in Nordamerica; in Italia è presente su tutte le più importanti catene montuose (Alpi, Appennino, monti sardi e siciliani). La Valle d’Aosta nello specifico offre all’Aquila reale vastissimi territori idonei; soltanto le aree più antropizzate ed i deserti nivali possono essere considerati inutilizzabili dalla specie, mentre le foreste, anche se troppo fitte per consentirle azioni di caccia, rappresentano fondamentali serbatoi di specie preda. Ogni vallata della regione ospita almeno una coppia nidificante ed in totale i territori stabilmente occupati sono almeno 35, con un massimo ipotizzabile di 40. La densità delle coppie (territori ampi in media meno di 80 km²) e la distanza media che separa i settori di nidificazione (inferiore a 7 km) sono definibili come ottimali a livello alpino ed attualmente non è ipotizzabile un ulteriore significativo incremento della specie.
La regolazione della densità dei rapaci avviene infatti con meccanismi naturali complessi e molto efficienti, che riescono a stabilizzare le specie intorno ai livelli compatibili con le risorse localmente fruibili (siti di nidificazione, abbondanza delle prede, competizione con altri carnivori); un’utile indicazione a questo proposito è data dal successo della riproduzione, elevato nelle popolazioni al di sotto delle capacità ambientali potenziali e decisamente ridotto nelle popolazioni più floride: in Valle d’Aosta negli ultimi anni il numero medio di giovani allevati dalle coppie controllate è risultato in effetti molto basso, come già verificato in altri settori delle Alpi.
Un territorio frequentato da una coppia di Aquile reali è solitamente composto da un sito di nidificazione con pareti rocciose ospitanti i nidi e da una serie di territori di caccia poco o per nulla boscati, localizzati di norma in posizione periferica rispetto al settore con i nidi. Questi ultimi sono collocati al di sotto dei territori di caccia estivi per agevolare il trasporto di pesanti prede ai giovani; i nidi non vanno quindi cercati in prossimità delle vette, ove spesso li vorrebbe la tradizione popolare, ma soprattutto intorno ai 1700-2200 m. Altitudini record di 2500-2700 m, segnalate per il passato in Valle d’Aosta, sono probabilmente conseguenti a ripetute persecuzioni ai danni di nidi situati in località più accessibili.
Comportamento
L’aquila ha a disposizione due modi per cacciare: all’agguato e in volo, solitamente cerca di sorprendere le prede. Di solito cacciano in due: un’aquila vola bassa per mettere paura alla preda e l’altra dall’alto cerca di catturarla.
Durante il giorno l’aquila sta molto tranquilla, tranne nella parte centrale della giornata.
Molte aquile hanno una tendenza a spostarsi verso le zone più calde.
Alimentazione
L’aquila si alimenta di mammiferi ed uccelli, a seconda delle zone. In certe zone anche di rettili.
Esemplare in cattività di Aquila nipalensis
Tra i mammiferi preferisce i roditori, lepri, marmotte, conigli selvatici e scoiattoli.
Invece tra gli uccelli, si nutre soprattutto di galliformi e anche di carogne in inverno. Tra i rettili preda serpenti, tartarughe (che cattura e sfracella sulle rocce) e talvolta, se non trova di più, ramarri e altri sauri. Spesso i due partner cacciano insieme e giocano con la preda. I giovani devono consumare molto cibo, ma spesso solo un piccolo, il primo nato, sopravvive poiché si accaparra tutto il cibo.
Anche se le leggende parlano di agnelli, volpi (ed in passato addirittura di bambini) sollevati dall’aquila, in realtà può trasportare al nido prede di medie dimensioni (ca. kg 1,5) come caprioli o cinghiali di poche settimane, solamente se la cattura è avvenuta in posizione sopraelevata rispetto al nido. Integra regolarmente la sua dieta con resti di animali rinvenuti morti (soprattutto ungulati vittime dei rigori invernali).
Riproduzione
Fedeli per la vita, il maschio e la femmina di Aquila reale, una volta formata la coppia e conquistato un territorio, rimangono stanziali per molti anni costruendo nei dintorni, sulle pareti a picco dei dirupi o, più raramente, fra i rami degli alberi più alti, anche una decina di nidi scegliendo, di anno in anno, quello che sembra il più adatto. Sempre, però, i nidi sono costruiti più in basso rispetto all’altitudine di caccia, per evitare faticose risalite con la preda tra gli artigli.
Il controllo del territorio, che varia da 40 a 180 km quadrati, viene effettuato equamente tra maschio e femmina e, il più delle volte, si limita a manifestazioni aeree (voli a festoni, volteggi) lungo il confine del territorio stesso per segnalare alle altre aquile quali siano gli effettivi confini.
Affascinante, invece, il volo del rituale di accoppiamento che avviene in marzo: la cosiddetta danza del cielo, che prosegue per vari giorni, vede impegnati entrambi gli individui in spettacolari evoluzioni che spesso la femmina compie in volo rovesciato mentre il maschio sembra piombarle sopra, o con scambi di preda in volo o giri della morte.
All’accoppiamento, che avviene sempre a terra, segue la deposizione delle uova (gennaio nelle zone più calde e maggio in quelle più fredde) solitamente due a distanza di 2 – 5 giorni l’una dall’altra. In questo periodo il maschio è poco presente, per ricomparire immediatamente alla schiusa (dopo 43 – 45 giorni di cova) per portare cibo sia alla madre che ai due piccoli dei quali, solitamente, solo uno sopravvive. eva sui monti Dopo due mesi i pulcini diventano aquilotti ed iniziano ad esercitarsi nel volo sul bordo del nido. Spiccano il primo volo a 75 giorni e dopo 160 – 170 dalla nascita diventano indipendenti: in questo periodo vengono portati dai genitori fuori dai confini del territorio natale e diventano nomadi fino a quanto, verso i 3 – 6 anni, ormai in grado di procreare, costituiranno un nuovo nucleo famigliare.
Stato di conservazione
L’aquila è in diminuzione in molte aree a causa di persecuzione; dov’è protetta è in aumento. È specie protetta ai sensi della legge 157/92[2].
È presente in maggior parte, nelle Alpi (200 coppie di nidificati), negli Appennini (50 coppie), in Sicilia (10 coppie) e Sardegna (30 coppie).
La popolazione è in lento aumento in Italia, Bulgaria, Turchia, Africa settentrionale, Penisola arabica, Cina, Ucraina e Scozia. La popolazione statunitense, canadese, giapponese, greca e scandinava ha registrato un maggiore incremento. In decremento sono le aquile di Spagna e Corea, mentre in Uzbekistan sembra prossima alla scomparsa. I principali fattori che colpiscono questa specie sono: il disboscamento, il bracconaggio e la cattura dei nidiacei.