NURATOLU
ORTHOBENESSERE
La località di Nuratolu, situata sul versante nord-orientale del Monte Ortobene, custodisce i resti di due complessi megalitici preistorici, identificati da fonti storiche come il possibile sito di uno dei nuraghi scomparsi dell’Ortobene. L’area, caratterizzata da due imponenti spuntoni di roccia granitica, rappresenta una testimonianza silenziosa di antiche postazioni di controllo del territorio, oggi quasi interamente cancellate dal tempo e dalla vegetazione.
La località Nuratolu
Nuratolu è un toponimo che identifica un’area specifica del Monte Ortobene. Geograficamente, si colloca sul versante nord-est, incastonata tra le località note come “Corra Chervina” e “Ghettasidda“. Il paesaggio è definito dalla presenza di due picchi rocciosi di origine granitica, noti nel dialetto locale come “Nuratolu ‘e susu” (Nuratolu di sopra) e “Nuratolu ‘e iosso” (Nuratolu di sotto).
Su entrambe le sommità sono presenti tracce di insediamenti umani risalenti alla preistoria. Sebbene oggi i resti siano estremamente frammentari, la loro importanza storica è avvalorata da fonti autorevoli. Sia lo storico Vittorio Angius nel “Dizionario geografico storico-statistico-commerciale degli Stati di S. M. il Re di Sardegna” (curato da Goffredo Casalis intorno al ‘800), sia, in tempi più recenti, monsignor Ottorino Alberti, descrissero la presenza di un nuraghe scomparso denominato “Su Nuratolu”.
Punta Nuratolu 'e susu
La punta superiore, “Nuratolu ‘e susu”, è più comunemente conosciuta come “Punta Nuratolu”. Si tratta di uno spuntone granitico dalla forma irregolare che offre un eccezionale punto di osservazione, con un panorama che spazia su un’ampia porzione del territorio circostante.
Caratteristiche del Sito
L’accesso alla vetta è oggi arduo. Il sentiero originario è quasi del tutto scomparso, eroso dal disuso e inghiottito da una fitta vegetazione di macchia mediterranea che richiede di farsi letteralmente strada tra i rami. Sulla cima, l’elemento più evidente è una serie di grandi pietre disposte a formare una sorta di perimetro circolare, che sembra delimitare i confini dell’antico insediamento.
Ipotesi interpretativa: non un nuraghe
Contrariamente a quanto il toponimo “Nuratolu” potrebbe suggerire, l’analisi strutturale dei resti potrebbe indicare che non si trattava di un nuraghe canonico. La struttura è più probabilmente interpretabile come un complesso megalitico pre-nuragico, la cui funzione primaria era quella di postazione di vedetta. La sua posizione strategica permetteva infatti un controllo visivo totale sulle valli sottostanti, un fattore cruciale per le comunità preistoriche.
Questa tipologia costruttiva trova un parallelo in altre strutture simili della zona, come quella presente su “Punta Guriana”, rafforzando l’ipotesi di una rete di punti di avvistamento preistorici.
Stato di Conservazione
La costruzione è in uno stato di conservazione estremamente precario. Della cinta muraria originaria rimangono solo poche pietre e alcune sezioni del basamento. Una grande quantità di materiale lapideo è crollata lungo i fianchi del rocciaio, accumulandosi alla base. Si ipotizza che una parte significativa di queste pietre sia stata prelevata in epoche successive per la costruzione dei numerosi muretti a secco che caratterizzano il paesaggio agrario proprio ai piedi della località. La vegetazione infestante, infine, ricopre quasi completamente ciò che resta, incluso un antico basamento in pietra, rendendo difficile una lettura completa del sito.
Nuratolu 'e iosso o Sas Birghines?
La seconda punta, “Nuratolu ‘e iosso”, si trova a una quota inferiore rispetto alla precedente. Questo sito è avvolto da un interessante mistero toponomastico. Sebbene il nome “Nuratolu ‘e iosso” sia oggi quello più comune, alcune mappe storiche riportano per questa specifica area la denominazione di “Sas Birghines”.
Il significato di “Sas Birghines” e l’ipotesi archeologica
Il termine “Birghines” nel sardo-nuorese è uno dei nomi utilizzati per indicare le Domus de Janas, le tombe ipogeiche scavate nella roccia tipiche della Sardegna preistorica. Questa associazione linguistica apre a un’ipotesi affascinante: la possibile presenza, ancora non confermata, di sepolture di questo tipo nelle vicinanze. Ad oggi, nessuna Domus de Janas è stata ufficialmente censita in questa località, ma il toponimo rimane un indizio potente che meriterebbe indagini archeologiche mirate.
Accessibilità e resti visibili
Raggiungere “Nuratolu ‘e iosso” è un’impresa ancora più ardua rispetto alla cima superiore. Il sentiero è completamente scomparso e la fitta vegetazione, composta da rovi, sterpaglie e altre piante infestanti, ostruisce ogni possibile via d’accesso al rocciaio.
Tuttavia, alla base dello spuntone roccioso è possibile individuare elementi di grande interesse. Si nota un vecchio muretto a secco, ma soprattutto una strana costruzione di forma circolare, quasi completamente nascosta dalla vegetazione. Questa struttura si distingue nettamente dal muretto adiacente per due motivi principali:
- La dimensione delle pietre: Utilizza blocchi lapidei molto più grandi e lavorati in modo più grossolano.
- La forma: La pianta inequivocabilmente circolare.
Questi elementi portano a concludere con un alto grado di certezza che si tratti dei resti di un altro insediamento preistorico, con ogni probabilità coevo a quello di “Nuratolu ‘e susu” e parte dello stesso sistema di controllo territoriale.
Importanza storica e stato di conservazione
I siti di Nuratolu, nel loro insieme, rappresentano una pagina fondamentale della preistoria del Monte Ortobene e del territorio nuorese. Sebbene oggi siano ridotti a poche rovine silenziose, essi costituiscono la prova tangibile di un’occupazione umana strategica in epoca remota. La loro funzione di probabile vedetta, unita alla menzione storica di un nuraghe scomparso, li colloca come un tassello importante nel complesso sistema insediativo che caratterizzava l’area migliaia di anni fa.
Lo stato di conservazione attuale è critico. L’abbandono, l’azione degli agenti atmosferici e la crescita incontrollata della vegetazione minacciano di cancellare definitivamente le ultime tracce. Il riutilizzo del materiale lapideo per la costruzione di opere rurali in epoche passate ha già compromesso in modo irreversibile la leggibilità delle strutture. Senza interventi di pulizia, studio e valorizzazione, il patrimonio informativo di Nuratolu rischia di andare perduto per sempre.
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