Sa Conca
ORTHOBENESSERE
Sa Conca del Monte Ortobene è un antico ovile ricavato all’interno di un’enorme roccia granitica modellata dagli agenti atmosferici e utilizzata ininterrottamente dalla preistoria fino ai giorni nostri. Situata sul ciglio della strada che conduce al parco di Sedda Ortai, questa imponente struttura naturale rappresenta una delle testimonianze più affascinanti del legame tra l’uomo e la montagna.
Cosa sono le "concas" del Monte Ortobene?
Il Monte Ortobene è stato abitato fin dal Neolitico (dalla seconda metà del IV millennio a.C.), come dimostrano le numerose domus de janas (tombe ipogeiche) presenti sul territorio. Accanto a queste, un’altra testimonianza della presenza umana è costituita dalle “Concas”. Con questo termine si indicano degli anfratti naturali, veri e propri ripari sotto roccia formatisi all’interno di rocce granitiche.
Queste cavità, note in geologia come tafoni, sono il risultato di un processo di erosione durato milioni di anni. Le popolazioni che hanno abitato la montagna le hanno da sempre sfruttate come rifugio. Il ritrovamento di vasellame e utensili primitivi conferma la loro frequentazione in epoca preistorica, ma il loro uso più esteso si è consolidato nel mondo agropastorale, come ricovero per il bestiame e riparo per i pastori fino alla metà del XX secolo.
La formazione geologica
La genesi di Sa Conca è un affascinante evento geologico. In origine, questa imponente roccia granitica presentava una cavità a forma di “canale“, scavata dall’incessante azione degli agenti atmosferici. In un’epoca remota, la base su cui poggiava il masso subì un cedimento strutturale.
Questo evento provocò una rotazione della roccia, che si assestò in posizione rovesciata. La cavità, un tempo rivolta verso l’alto, si ritrovò così orientata verso il basso, creando un perfetto e solido riparo naturale, pronto per essere utilizzato.
Un riparo dalla preistoria al mondo agropastorale
Sa Conca è l’unica, tra le centinaia di “concas” dell’Ortobene, ad aver mantenuto una continuità d’uso fino ad oggi. Se in passato l’ingresso era delimitato da un semplice muretto a secco, la sua svolta avvenne durante gli anni 60′ del secolo scorso, con l’arrivo del pastore Gonario Salvietti, da tutti conosciuto come Menotti. Giunto a Sedda Ortai per volere di Tziu Jubanne Costa, su mere, Menotti decise di murare la parete frontale di Sa Conca, dotandola di una porta e un comignolo per trasformarla in una rustica ma funzionale abitazione. Nessuno avrebbe potuto immaginare che quel rudimentale intervento sarebbe diventato una vera e propria icona dell’architettura spontanea e rurale della Sardegna.
Erano gli anni in cui la vecchia pista per i caprari (su caminu ‘e sos lattaresos) stava per essere trasformata nella strada asfaltata comunale che oggi collega Nuoro alla cima del monte. Questi elementi più “moderni”, integrati da Menotti nella roccia primordiale, conferirono alla struttura un aspetto quasi fiabesco, rendendola un’abitazione singolare e unica nel suo genere.
Nonostante le imponenti dimensioni esterne della roccia, lo spazio interno è relativamente ristretto. Si sviluppa come un unico “corridoio” lungo e stretto, interamente definito dalla cavità naturale scavata dall’erosione. Pur essendo limitato, si tratta comunque di una delle “concas” più grandi e funzionali del monte, tanto da meritarsi spesso l’appellativo di “Sa Conca manna” (la “conca” grande).
La fama storica e turistica
Come accennato, all’interno dell’Ortobene vi sono una moltitudine di ripari simili, ma la fama storica di questo specifico rifugio è legata anche alla sua posizione e alla sua storia. Sa Conca di Sedda Ortai faceva parte dei possedimenti di printzipales nuoresi (famiglie più influenti e facoltose). Un tempo, di fronte all’ingresso si estendeva un ampio pascolo, cuore pulsante di un crocevia fondamentale tra la montagna e la città di Nuoro.
Sa muntagna fit bella cantu mai
de piantas e buscos fit mudada
su campu bellu ‘e Sedda Ortai
chin sos eliches artos a prim’intrada
tando sa Conca Manna andande in gai
de zente meda già fit populada…
Questo luogo, un tempo tappa quasi obbligatoria e teatro di innumerevoli storie non scritte, è oggi irriconoscibile, frammentato dalla strada comunale, da una pineta, una pista ciclabile e aree di parcheggio che ne hanno modificato profondamente l’aspetto originario.
La sua vicinanza a luoghi iconici dell’Ortobene, come Palas de Casteddu e Terra Ruja, e la sua celebrazione anche nella poetica nuorese (una fra tutte la poesia “S’Istoria de unu pizzinnu pastore nugoresu”), hanno contribuito a garantirle una notorietà particolare, facendola conoscere semplicemente come “Sa Conca”.
La denominazione “il Fungo” è un’invenzione recente, priva di fondamento storico e nata principalmente per scopi turistici e dalla fantasia dei bambini, che ne hanno associato la forma a quella di un grande fungo. La costruzione della strada comunale, che transita a pochi metri dalla struttura, e il conseguente sfruttamento turistico del Monte Ortobene durante il boom economico, hanno esposto Sa Conca a un pubblico completamente nuovo. La realizzazione di un’area attrezzata con una pista di pattinaggio e giochi per bambini ha ulteriormente incrementato il flusso di visitatori e famiglie, creando il contesto ideale in cui la sua forma peculiare ha stimolato la fantasia. In tempi più recenti, l’avvento di internet e dei social media ha agito da potente amplificatore: l’aspetto fiabesco del rifugio lo ha reso un soggetto fotografico perfetto, trasformandolo in una meta ricercata e facilmente condivisibile online, che ha contribuito ad indicare la località come “il fungo”. Tuttavia, è fondamentale ribadire che le popolazioni locali l’hanno sempre e solo chiamata (e continuano tutt’ora a chiamarla) con i suoi nomi storici: Sa Conca, Sa Conca manna o, in riferimento alla località, Sa Conca ‘e Sedda Ortai.
Gli ultimi pastori caprari dell'Ortobene
Dopo la scomparsa di Menotti, a Sa Conca sono rimasti il figlio Checco e i nipoti che hanno deciso di portare avanti la tradizione di famiglia. Ancora oggi, passando nei pressi della località, è possibile udire il suono armonioso dei campanacci. Appartengono alle capre della famiglia Salvietti, l’ultima famiglia di pastori caprai ancora attiva sul Monte Ortobene.
I Salvietti continuano a pascolare nelle zone circostanti e a produrre ottimi formaggi e prodotti tipici locali, mantenendo viva una tradizione dalle radici profonde.
Sa Conca del Monte Ortobene non è pertanto solo una curiosità geologica, ma il simbolo vivente di una tradizione agropastorale e di un rapporto millenario tra l’uomo e l’ambiente. La sua continuità d’uso la consacra come un monumento unico, testimone silenzioso della storia e della cultura del territorio.
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