60 (1)

"Su Pinu" e i personaggi dell'Atene Sarda

L’importanza di un luogo caro ai protagonisti dell’Atene Sarda… e non solo

Su Pinu”, il Pino di Grazia Deledda, da anni è associato alla figura della scrittrice nuorese, premio Nobel per la letteratura. Una località minuziosamente narrata in tante sue opere e lettere. E che per la giovane Grazia rappresentava un luogo suggestivo, specchio dell’anima e fonte di ispirazione.

Un paesaggio ruvido eppure ammaliante, dipinto con i crudi colori di una terra selvaggia. Una campagna ondulata, sconfinata, melanconica e con poca vegetazione, animata solo da qualche greggia. Eppure, nel mezzo di questa cartolina della desolazione, brillava una piccola oasi di vita e colori: una vigna verdeggiante, un corso d’acqua che serpeggiava gorgogliante, basse piante di fico dai frutti succosi, orti e un’umile casetta in pietra a rendere il luogo ancora più pittoresco. A fare da faro luminoso su questa piccola oasi, svettando sopra ogni cosa, si ergeva su di un rialto in pietra, un imponente e altissimo pino secolare. Una presenza austera e monumentale. In quella vasta pianura incolta, priva di altra vegetazione, quel pino solitario pareva più alto delle lontane montagne che si stagliano all’orizzonte. E da questa sentinella verde prendeva il nome l’intera località: “Su Pinu“.

Un luogo che non fu solo appannaggio della penna deleddiana, ma oggetto di ammirazione e fonte d’ispirazione per tanti altri grandi personaggi…

ANTONIO BALLERO
Antonio Ballero, importante pittore, scrittore e fotografo, strinse un legame profondo con Grazia Deledda, tanto da essere scelto come testimone di nozze della sorella della scrittrice. 

E anche Ballero attingeva spesso ispirazione da quell’angolo di natura melanconica, recandovisi per immortalare con i suoi pennelli quei paesaggi primordiali. Sotto lo sguardo impassibile del vecchio pino secolare, l’artista dava vita a tele che catturavano l’essenza di quelle pianure onduleggianti selvagge ed aride”, “animate solo da qualche greggia che sembrano sconfinate”.

 

Alcuni dipinti di Ballero

Gli anni trascorsero, ma il fascino primordiale di “Su Pinu” non venne mai meno per il pittore. E anzi, fu proprio nel 1932, anno della sua morte, che Ballero dipinse il Pino secolare.

Il Pino di Grazia Deledda - Antonio Ballero

Deledda e Ballero…ma non solo.

SEBASTIANO SATTA
La magia senza tempo di quel luogo mistico ammaliò anche Sebastiano Satta, uno dei più grandi poeti nuoresi. Un’attrazione poetica, un richiamo dell’anima a cui non poté sottrarsi.

 

Ne è testimonianza una delle tante missive che Grazia Deledda inviò all’amico Luigi Falchi, dove la scrittrice racconta: “Da sotto il pino ove è inciso il nome di Sebastiano Satta che deve aver sentito la triste poesia di questo luogo, io guardo la vastità desolata e desidero andare attraverso questa infinita eppur dolce tristezza della natura sarda.”

La potenza evocativa di quel luogo, dolce ed aspra, tipicamente sarda, deve aver toccato l’anima del poeta a tal punto da indurlo ad incidere il suo nome sulla scorza rugosa dell’albero secolare.

Grazia Deledda, Antonio Ballero, Sebastiano Satta…tre pilastri della cultura nuorese che contribuirono a rendere la città di Nuoro l’Atene sarda del ‘900.

Ma l’eco delle pagine deleddiane, dove quella località prendeva vita, non rimase confinata a Nuoro. La penna della scrittrice fece viaggiare quei luoghi fuori dai confini cittadini, raggiungendo altri importanti protagonisti culturali della Sardegna del XX secolo…

REMO BRANCA
Tra questi, l’incisore e fotografo sassarese Remo Branca, profondo conoscitore dell’opera deleddiana, documentò la località in alcune opere, in particolare in “Bibliografia Deleddiana”, “Il segreto di Grazia Deledda” e nella rivista “Frontiera”.

Branca ebbe modo di documentare quella località in modo particolarmente sentito dopo la dipartita della scrittrice premio Nobel, annotando con un velo di tristezza: “In quei pressi, l’erba e i rovi hanno coperto le rovine della casetta dove la scrittrice trascorse i giorni più felici della sua giovinezza“.

Un’oasi di pace e semplicità ormai perduta, ricoperta dal manto anonimo della natura che inesorabilmente si riprende ciò che è suo.

GIUSEPPE DESSI’
Anche Giuseppe Dessì, illustre scrittore, si lasciò sedurre dal fascino delle descrizioni della Deledda, tanto da raccontare della località in alcuni articoli di giornale. Con penna evocativa, Dessì scriveva: “Sotto e intorno al pino, che tuttora resiste ai venti e partecipa giustamente della gloria della scrittrice, si stendeva una piccola vigna, meta delle quotidiane passeggiate che la piccola Grazia faceva in compagnia della madre“.

LUIGI FALCHI
Non può mancare poi il noto scrittore, poeta e giornalista sassarese Luigi Falchi, grande amico della scrittrice, che, venuto a conoscenza di quel luogo mistico attraverso le lettere della Deledda, ne comprese immediatamente l’immenso valore simbolico e spirituale. Nel 1925, quasi in tono di monito, ammoniva i nuoresi

Amici nuoresi, se quel Pino, intorno a cui fiorì un sogno di fanciulla della più grande tra le donne d’Italia e in cui il poeta nostro incise il suo nome, preso ‘dalla triste poesia di quel luogo’, esiste ancora, onoratelo di segni d’affetto: esso dev’essere sacro alla spiritualità isolana“.

Per Falchi, quel Pino secolare doveva essere venerato come un’icona della cultura sarda, custode e testimone muto di sogni, ispirazioni, versi e pagine memorabili. 

Se quel pino esiste ancora“… Un monito quanto mai premonitore, purtroppo.

Per lunghi anni questo luogo della memoria è stato lasciato in uno stato di totale abbandono e degrado, fino al 2019 quando, dopo la sua morte, si giunse all’inesorabile abbattimento dell’albero, ultimo superstite di quell’abbandono.

Ma oggi, grazie all’impegno di tanti volontari e appassionati, questo luogo torna a vivere.

Il Pino di Grazia Deledda” si appresta infatti a diventare un nuovo parco aperto a tutti, un’oasi riconsacrata alla cultura, all’arte e all’ispirazione. Con la speranza che proprio lì, ancora una volta, in quello scenario così ammaliante e ricco di storia, possano nascere nuovi incontri, nuovi sguardi, nuove storie, dipinti, poesie e racconti.

Tutti possono partecipare alla realizzazione del parco. 
Contribuisci anche tu!

Ecco come puoi fare:

  • Dona il tuo 5×1000 ad OrthobenEssere Onlus. CF: 93028020910
  • Partecipa alla raccolta fondi con una piccola donazione (clicca qui)
  • Iscriviti tra i volontari di OrthobenEssere (clicca qui)
  • Dillo ad un amico e condividi il progetto!