Flora

ORTHOBENESSERE

COSA TROVERAI

Una sezione dedicata alla flora del Monte Ortobene, in particolare:
  • Climax e vegetazione
  • Piante e fiori 
  • Interventi di rimboschimento
  • Funghi
  • Arbusti

Il Monte Ortobene si erge come un baluardo naturale, la cui fisionomia vegetale è il risultato di una complessa e continua interazione tra le forze ambientali e le vicende storiche. Comprendere il suo attuale paesaggio verde significa decifrare una storia scritta nei suoli, nelle pendenze e nelle strategie di sopravvivenza delle specie vegetali.

Le fondamenta naturali del paesaggio verde

Le caratteristiche intrinseche del rilievo, come l’altitudine che modula le temperature e l’esposizione dei versanti che ne determina l’insolazione e la protezione dai venti, giocano un ruolo primario. I suoli, derivati da rocce cristalline, e i pendii talvolta scoscesi, pongono ulteriori condizioni selettive per l’attecchimento e lo sviluppo della flora. Il regime climatico, con la sua tipica alternanza mediterranea di estati calde e secche e inverni più miti e umidi, è il grande regista delle dinamiche vegetazionali. A questa macro-condizione si aggiungono variazioni locali, come le inversioni termiche in particolari conche, che possono creare microhabitat con caratteristiche peculiari, influenzando la distribuzione delle specie.

L'evoluzione ideale e le comunità forestali mature

In assenza di significative perturbazioni, la vocazione naturale del Monte Ortobene tenderebbe verso la costituzione di una foresta matura, scientificamente definita “comunità climax”. Questa formazione, in equilibrio dinamico con l’ambiente, sarebbe dominata principalmente dal leccio. Procedendo dalle quote inferiori, più calde e aride, verso quelle superiori, si assisterebbe a una graduale transizione. Nelle aree più basse, la vegetazione si arricchirebbe di specie sempreverdi ben adattate alla scarsità d’acqua e alle alte temperature estive, come il corbezzolo e la sughera, formando boschi misti di sclerofille. Salendo, il leccio prenderebbe il sopravvento, costituendo boschi più fitti e ombrosi.

L'influenza storica dell'attività umana

Tuttavia, la storia millenaria di interazione tra uomo e ambiente ha profondamente inciso su questo scenario potenziale. L’utilizzo del territorio per il pascolo, il prelievo di legname per farne combustibile o materiale da costruzione, e il ricorso al fuoco hanno, nel tempo, alterato significativamente la copertura vegetale originaria, che solo oggi inizia a riprendersi vivamente. Queste pressioni hanno innescato processi di trasformazione, spesso regressivi, che hanno portato alla frammentazione delle foreste e all’affermazione di comunità vegetali differenti, più resistenti al disturbo.

Il paesaggio vegetale contemporaneo

Attualmente, il Monte Ortobene offre uno spettacolo di notevole ripresa ecologica, manifestando la straordinaria capacità della natura di rigenerarsi. Decenni di assenza di eventi distruttivi su vasta scala, come incendi significativi – l’ultimo dei quali risale a oltre vent’anni fa – hanno permesso un progressivo e rigoglioso recupero del manto vegetale. Questo dinamismo ha trasformato il paesaggio, che oggi si presenta come un ecosistema in attiva evoluzione verso una maggiore complessità e stabilità.

Sebbene la storia del monte porti con sé le tracce di passate interazioni, il quadro attuale è dominato da una vitalità rinnovata. Le formazioni forestali, con il leccio come protagonista, stanno ricolonizzando ampie aree, avvicinandosi sempre più a quella che è considerata la vocazione naturale del territorio. Le formazioni arbustive tipiche dell’ambiente mediterraneo, come la macchia (caratterizzata da specie come lentisco ed erica) e, in misura minore o in contesti più specifici, la gariga (con specie pioniere su suoli più poveri), non sono più primariamente indicatori di degrado, ma si integrano nel paesaggio come tappe di una successione ecologica dinamica o come comunità adattate a particolari microcondizioni locali.

Il versante orientale, che nel recente passato ha subito l’impatto di incendi, sta anch’esso beneficiando di questo trend positivo. Pur tenendo conto di una sua intrinseca e storica tendenza a una copertura vegetale talvolta meno fitta rispetto ad altre aree del massiccio, anche qui i segni delle passate perturbazioni si stanno gradualmente cicatrizzando. La vegetazione si sta ricostituendo, contribuendo all’omogeneità complessiva del recupero.

Il Monte Ortobene oggi è dunque un esempio eloquente di come, con il cessare delle pressioni più intense e grazie alla sua intrinseca resilienza, un ecosistema mediterraneo possa intraprendere un vigoroso percorso di rinaturalizzazione, offrendo un paesaggio che riflette sempre più la sua piena potenzialità ecologica e la sua ricca biodiversità.